A Saint Denis una preghiera lunga diciott’anni

chiellini

A Saint Denis una preghiera lunga diciott’anni. Ci credevamo mediamente poco. Inguaribili ottimisti e catastrofisti smisurati si contendevano la corda da tirare, spinti da circostanze, pregiudizi e peculiarità caratteriali.

A Saint Denis una preghiera lunga diciott’anni. Da una parte gli scettici, quelli che hanno criticato dal principio la scelta di Conte di lasciare la Nazionale al termine di Euro 2016, che non si sono più fidati del Ct o che mai avevano riposto fiducia in lui. Dall’altra quelli che “sì, ma siamo l’Italia”. Quelli che la speranza, in fondo, non la perdono mai. Una schiera alla quale si sono aggiunti per inerzia quelli che vedono le partite con obiettività. E’ a questi ultimi che appartiene la vittoria dell’Italia sulla Spagna in un ottavo di finale perfetto. A questi baluardi che, al pari di Bonucci, Chiellini, De Rossi e Pellè, non si sono scoraggiati nel guardare il tabellone.

A Saint Denis una preghiera lunga diciott’anni. E il pomeriggio di Saint Denis ci ha regalato riscosse e rivincite. Quanti anni avevate il 3 luglio del ’98? Se all’epoca eravate in possesso di almeno un minimo di consapevolezza calcistica ricorderete di sicuro la girata di Roberto Baggio contro la Francia, il suo quasi golden gol e la sua faccia affranta nel vedere la palla sibilare al palo alla destra di Barthez. E la traversa di Di Biagio, poi, chi se la dimentica. Un rigore sicuro, forse fin troppo per meritare il fascino della normalità. Quella partita si giocava proprio a Saint Denis, cattedrale moderna del calcio francese nella quale fino a questo pomeriggio avevamo sussurrato al vento della Senna, invano, le nostre preghiere.

Diciotto anni dopo, Saint Denis ha riaperto le porte alla processione azzurra. La Spagna di Iniesta, data per favorita dai bookmakers, è stata messa sotto scacco da un’Italia più combattiva, più sicura, più ferma nel voler far valere le proprie intenzioni. La prestazione mostruosa della difesa (incerta una sola volta nel finale con Barzagli) è stata accompagnata dal canto libero degli attaccanti Pellè ed Eder e dalla sostanza di centrocampisti ed esterni. Una macchina perfetta controllata da un commissario tecnico in grado di dare un’anima anche ai calciatori meno quotati del pianeta Terra. Una macchina capace anche di sopperire alle gravi mancanze dell’arbitro turco Cakir, la cui prestazione sottotono  non ha inciso – per fortuna – sullo spettacolo prodotto e sul risultato finale.

Sarebbe potuta finire con un risultato più largo, questa Spagna-Italia. I gol di Chiellini (al momento giusto nel posto giusto) e Pellè (l’uomo dell’ultimo minuto, proprio come contro il Belgio), fanno il paio con quelli falliti da Eder e dallo stesso Pellè, ipnotizzati da un ottimo De Gea. Una volta sgretolata la Spagna, tocca indossare l’armatura giusta per tener testa ai tedeschi che non vedono l’ora di batterci. Come al solito. Se non fosse che come al solito, poi, vinciamo noi. Staremo a vedere.

Francesco Carluccio

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