Il grande Enzo Bearzot, che ha portato gli azzurri a vincere il mondiale in Spagna del 1982 ci abbandona a 83 anni. Stile e classe inconfondibile, con la sua inseparabile pipa, il “vecio” simboleggia per molti un modo di vivere il calcio lontano dalle frenesie e dai personalismi di molti allenatori in voga attualmente. Sempre pacato e rassicurante, lo ricorderemo sempre con la coppa del mondo ben lucida sul tavolo, mentre gioca a carte con il Presidente Pertini, Zoff e Causio, sull’aereo di ritorno dopo la finale del Bernabeu.
Dopo una lunga carriera da calciatore, dal 1946 al 1964, indossando le maglie di Inter e Torino, Bearzot diventa allenatore e dopo, entra nello staff della nazionale azzurra, prima con l’Under 23 dal 1969 al 1975 e poi quasi un decennio con la nazionale maggiore, dal 1975 al 1986. Tre mondiali da Ct, con il trionfo in Spagna nel 1982 a sugellare una carriera straordinaria. L’umanità prima delle doti di stratega, che gli permetteva di comprendere a pieno i suoi calciatori, che dirigeva come un padre, inflessibile ma sempre bonario. Bearzot detiene il record di panchine azzurre: 104 volte Ct, davanti alle 97 volte di Vittorio Pozzo. Questi sono solo numeri, ciò che rimarrà di Bearzot è solo il suo mito e il suo sorriso sereno.
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