Donadoni ammirato dall’impegno dell’argentino che mostra una grinta inusuale in allenamento. L’argentino si è tuffato nel lavoro, in attesa di chiarire la sua posizione con il presidente che vedrà lunedì
Aspetta di incrociare lo sguardo di De Laurentiis. E magari chiarire tante cose. Avverrà presto, lunedì prossimo. Soltanto allora Lavezzi, forse, avrà modo di raccontare tutto quello che ha in corpo e di spiegare il perchè di quella fuga prima della chiusura della stagione agonistica. E solo da quel momento si capirà fino a che punto resterà volentieri a Napoli o se il desiderio di tagliare la corda, perché a suo dire non è stata mantenuta una promessa, resterà vivo nei suoi pensieri. Il caso resta al tappeto. Intanto è sorprendente la sua applicazione alle sedute di allenamento.
L’IMPEGNO È MASSIMO – Lavezzi corre come un dannato. Esegue tutte le esercitazioni con una grinta che neanche l’estate scorsa mostrava. Ieri, ripetute micidiali su un pendio adiacente uno dei campi di allenamento, eppure lui era lì a scattare, rientrare, scattare di nuovo. E di pomeriggio, ancora in gol sugli schemi offensivi ordinati da Donadoni. Ormai sta diventato una costante, ammirare l’argentino andare a rete nelle sedute tattiche pomeridiane di Lindabrunn. Ma Lavezzi lavora quasi rabbiosamente. Sembra voler dire: «Ora vi faccio vedere io se sono un professionista serio o meno», «Vi dimostro chi è Lavezzi». Forse saranno stati anche i consigli dei suoi procuratori, Rossetto e Mazzoni a rendelo così puntiglioso: «Vai in ritiro ed impegnati, poi vedremo». Forse sarà stato pizzicato nell’orgoglio dalle parole severe di De Laurentiis. Sta di fatto che anche Donadoni lo scruta con un certo compiacimento chiamandolo sempre con il nomignolo con cui è noto in Argentina: «Vai Pocho», «Rientra Pocho», «Chiudi sul secondo palo, Pocho».