Coppe Mou, furioso attacco a Ranieri: «È solo un perdente»

Mou, furioso attacco a Ranieri: «È solo un perdente»

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Il tecnico dell’Inter contro il collega della Roma, che oggi gli aveva lanciato qualche frecciata: «Quando sono arrivato al Chelsea mi hanno detto che mi avevano chiamato perché con lui non avrebbero vinto mai niente. Se facessi come lui, che prima delle partite ai suoi giocatori fa vedere “Il Gladiatore”, i miei chiamerebbero un dottore. I giallorossi dovevano finire la finale di Coppa Italia in sei»

 

MourinhoÈ andato a Monaco di Baviera per osservare il Bayern prossimo avversario dell’Inter nella finale di Champions League. Ma durante il tragitto verso la Germania ha trovato il tempo di rispondere a Claudio Ranieri, che oggi, con toni peraltro abbastanza garbati, aveva lanciato qualche frecciata al suo indirizzo. José Mourinho, venendo meno alla promessa di non parlare di campionato fino alla fine della stagione, ha deciso di attaccare a testa bassa l’allenatore della Roma con una lettera pubblicata sul sito ufficiale della società nerazzurra.

Nella missiva, il tecnico testaccino viene trattato nell’ordine: come uno scolaretto che non sa fare il suo mestiere; come uno che avrebbe bisogno di una visita da uno psicologo visto che prima delle partite fa vedere ai suoi giocatori “Il Gladiatore” (cosa peraltro non vera); come un perdente. Un modo come un altro per rasserenare gli animi in vista di un finale di campionato già abbastanza nervosetto di suo. Ecco il testo completo della lettera dell’allenatore di Setubal:

«Premesso che la Roma mercoledì sera (finale di Coppa Italia, ndr) avrebbe dovuto terminare la partita in sei, visto e considerato che Mexes, Totti, Perrotta, Taddei e Burdisso hanno fatto il necessario per meritare le sanzioni che non gli avrebbero permesso di restare più tempo in campo, oggi si è parlato di come si motivano i giocatori (Ranieri in conferenza stampa ha affermato che è troppo facile motivare i giocatori sfruttando la sindrome da accerchiamento come fa Mourinho, ndr). Lo si fa tutti i giorni con il lavoro del gruppo, allenamento dopo allenamento. Non si fa certo facendo vedere un film alla squadra prima di una finale di Coppa. I giocatori sono professionisti seri, non vanno trattati come bambini. Noi abbiamo preferito lavorare sul campo e abbiamo studiato a fondo la Roma e i suoi punti deboli. Se prima di una partita metto la squadra a guardare “Il Gladiatore”, i miei giocatori si mettono a ridere o chiamano il dottore chiedendogli se sono malato.

Non credo di essere un fenomeno – prosegue il portoghese – però ho lavorato tanto per aiutare la mia squadra. Non ho mai pianto, ho sempre lavorato duramente per ottenere i risultati con i miei giocatori. Prima della finale di Tim Cup ho visto sei partite della Roma per trovare i loro punti deboli, lavorandoci diciotto ore, perché ogni partita sulla quale lavoro al computer mi impegna per tre ore circa. Dopo ho passato tante altre ore selezionando le parti che mi servivano e lavorandoci sopra con i vari programmi utili al mio lavoro. Certo che è più facile scegliere un film da proiettare prima della gara, ma Ranieri ha dimenticato che i suoi giocatori sono dei campioni e non dei bambini.

Non ho mai detto di essere un fenomeno – conclude – però non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perché stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato. Di questo io non proprie ho colpe».

Fonte: Tutto Sport
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