Calcio Italiano Mourinho show: da “Non sono Pirla” a “Zeru tituli”

Mourinho show: da “Non sono Pirla” a “Zeru tituli”

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MourinhoConferenze stampa o show, dal primo giorno in cui è atterrato in Italia si fatica a trovare la differenza. A cominciare dal celebre “Non sono pirla” con cui si è presentato ai media italiani, ogni volta che José Mourinho apre bocca non è (quasi) mai mancato l’effetto sorpresa. La prima di una lunga serie di battaglie verbali che lo ha visto duellare con tanti dei protagonisti del nostro calcio ha avuto inizio ancora prima del via del torneo. “Esigo molto da me stesso, per questo ho vinto tanti trofei. Ranieri ha la mentalità di uno che non ha bisogno di vincere e infatti ha vinto solo due coppe. Ma ha quasi settant’anni ed è troppo vecchio per cambiare modo di pensare” diceva il 4 agosto invecchiando il collega e replicando alla stoccata di un Ranieri che gli rinfacciava di aver bisogno di vincere per essere sicuro di sé. La sua seconda vittima era stato Shevchenko, che ai tempi del Chelsea stazionava abitualmente sulla stessa panchina di Mourinho senza praticamente mai vedere il campo da vicino: “Posso augurargli di diventare il capocannoniere in Uefa – la sentenza beffarda del 25 agosto – tanto noi non la giochiamo”.

Dopo la seconda giornata, commentando l’espulsione di Muntari in Inter-Catania del 13 settembre aveva dato il via allo show del campionato dipingendo Tedesco come il re dei simulatori:“In Inghilterra sarebbe definito uno senza fair-play, in Italia invece è un giocatore intelligente”. Episodio che aveva fatto montare su tutte le furie l’ad etneo Pietro Lo Monaco, secondo il quale l’allenatore interista sarebbe stato da prendere “A bastonate sui denti”. Parole che, riferite al diretto interessato, avrebbero scatenato uno dei siparietti più irresistibilmente comici di tutto il repertorio Mourinhano: “Lo Monaco chi? – la reazione – non conosco, io conosco monaco del Tibet, Monaco di Montecarlo, il Bayern Monaco, il Gran Prix di Monaco… Se qualche Monaco vuole farsi pubblicità parlando di me deve pagarmi”. Capitolo che ha definitivamente consacrato il tecnico portoghese come l’autore delle conferenze stampa più animate di tutto lo stivale, tanto da fargli dichiarare alla viglia del derby di andata: “Mi sembra che gli italiani non siano cosi` appassionati di calcio. Mi sembrano piu` innamorati dello show televisivo”. La settimana prima , accusato di mancanza di rispetto per non aver parlato ai cronisti, erano arrivate altre due frecciate. Una all’indirizzo di Berretta – da lui chiamato “Barnetta” – rimproverandolo di mancanza di carisma: “A me non ha detto niente, avrà seri problemi di personalità”, prima di chiamare nuovamente in causa Ranieri: “Prima di arrivare in Italia ho studiato molto per parlare bene la vostra lingua, per lui in cinque anni è stato difficile imparare ‘good morning’ e good afternoon’”.

Fate voi la formazione e giocherò con quella” una delle provocazioni più celebri scagliate in sala stampa e raccolta – era il primo ottobre – da un giornalista che si spinse ad accettare, a patto di ricevere parte del faraonico ingaggio da nove milioni di euro pagato da Moratti. “Non sono nove, ma undici. E con la pubblicità diventano quattordici”, la chiosa di un Mourinho che prende sempre più confidenza con la stampa cominciando a negare anticipazioni sull’undici titolare, giustificandosi così: “Mi sto italianizzando e sto anche cercando di essere piu` simpatico”. Opinione tutta sua, perché il portoghese continua a scatenare reazioni sempre più discordanti con “sparate” che non mancano mai di far discutere tutta l’Italia pallonara. Come quando il 17 novembre, a Coverciano per la consegna della Panchina d’Oro a Roberto Mancini, butta lì tutto serio: “Il prodotto calcio italiano all’estero non piace, dovremmo preoccuparci”. Spavaldo come pochi, il 19 dicembre è stato anche l’unico nell’entourage nerazzurro a esultare per il sorteggio di Nyon che vedeva l’Inter accoppiata con il Manchester United per gli ottavi di finale di Champions: “Volevo i migliori e sono stato accontentato” ha dichiarato con la solita spocchia, anche se poi si sa come è andata a finire…

Neanche il clamoroso 3-1 incassato dall’Atalanta alla diciannovesima giornata era riuscito a far abbassare la cresta allo “Special One”, che dopo la batosta di Bergamo ha sbattuto in faccia ai detrattori un primo bilancio stagionale: “Siamo primi, ci sono diciannove squadre che stanno peggio ”. Il vertice della verve polemica il portoghese la raggiunge però il 3 marzo, quando dopo due giorni di polemiche per l’arbitraggio di Inter-Roma si scaglia contro la: “Prostituzione intellettuale degli ultimi giorni. Non si e’ parlato della Roma con il miglior centrocampo d’Italia che finira’ la stagione con zero titoli, cosi’ come il Milan, mentre la Juve ha vinto con tanti errori arbitrali. Ranieri sta con Spalletti? Allora io sto con Zenga, Delneri e Prandelli che hanno perso tre punti contro la Juve”. Acquisito ormai da tempo lo status di personaggio pubblico, Mourinho finisce anche ospite nella trasmissione tv Chiambretti Night dove, perfettamente a suo agio, non perde occasione per lanciare frecciate. Nell’occasione verso Carlo Ancelotti, cui indirizza una dedica davvero particolare: “Ci sono tanti allenatori che hanno vinto la Champions piu’ di una volta. Ferguson e Carlo lo hanno fatto due volte, ma c’e’ anche un solo club che vinceva una finale 3-0 e l’ha persa…“. Neanche qualche balbettamento che nelle ultime settimane sembravano rimettere in discussione i giochi scudetti hanno scalfito l’arguzia del tecnico interista. Interrogato su un possibile nuovo caso “5 maggio” in casa nerazzurra, Mourinho ha finto stupore “Cos’e’ questo 5 maggio? per me non significa niente”. Per sua fortuna gli è andata bene. Gli interisti ringraziano, qualcuno rosica, tutti gli altri ridono di gusto al ricordo delle tante battute e provocazioni.

Fonte: R. Datasport, DTS

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