A 71 anni, Mircea Lucescu è l’allenatore più esperto della Europa League 2016/17. L’ex tecnico del Brescia racconta a UEFA.com la sua filosofia, i suoi viaggi e il passaggio dallo Shakhtar allo Zenit dopo 12 anni.
La vita nel calcio…
È molto intensa e ogni due o tre giorni sei una persona diversa. Un allenatore vale quanto il suo ultimo risultato: se è positivo, sei il più grande del mondo; se è negativo, sei il meno amato di tutti, specialmente dai tifosi. È un lavoro molto difficile, ma amo il calcio fin da quando era ragazzo. Non avevo troppe alternative, avevo tanti fratelli ed eravamo molto poveri. L’unica cosa che sapevo fare era giocare a calcio. Tutto quello che ho imparato l’ho imparato così e sono molto grato a questo sport.
Le sue motivazioni…
Ho iniziato ad allenare a 28 anni, quindi sono 43 anni in totale. La mia passione per il calcio mi ha permesso di rimanere entusiasta. Ho sempre avuto a che fare con i giovani, al Corvinul Hunedoara, nella nazionale rumena, nella Dinamo Bucarest e al Brescia, dove ho fatto esordire Andrea Pirlo a 16 anni. Ho accumulato così tanta esperienza che volevo tramandarla alle generazioni successive.
I suoi viaggi all’estero…
I 12 anni allo Shakhtar…
È stato un periodo straordinario, con alcuni grandi risultati e uno stadio sempre pieno. Abbiamo curato molto la crescita della squadra e nel mio periodo ne ho allenate cinque. Quando io e il presidente abbiamo deciso di basare la squadra sul talento dei brasiliani, specialmente centrocampisti e attaccanti, abbiamo pensato anche che, arrivando a 18 o 19 anni, se ne sarebbero voluti andare a 24 o 25. Abbiamo avuto sempre la necessità di cambiare i giocatori: ecco perché lo Shakhtar non è mai stato intaccato dalle cessioni importanti.
Il nuovo lavoro allo Zenit …
La mia filosofia consiste sempre nel coltivare un certo tipo di giocatori e mantenere un atteggiamento offensivo: d’altronde ero un attaccante! Abbiamo cercato di cambiare un po’ lo stile, specialmente perché Hulk e Ezequiel Garay erano sul punto di andarsene. Abbiamo dovuto cambiare approccio e dare un po’ più di collettività alla squadra, basandosi su una buona organizzazione e sul coinvolgimento di tutti i giocatori nella fase offensiva. In questo senso siamo ancora agli inizi. Le cose, però, stanno andando bene, perché lo Shakhtar continua a vincere con gli stessi giocatori, mentre lo Zenit ha risultati che vengono apprezzati da chi è intorno a noi.
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