L’anno scorso di questi tempi il ragazzo era da poco entrato nel Bayern. Appena 12 mesi dopo, Kimmich è un pilastro a livello di club e di nazionale, e ha già a portata di mano la partecipazione a un grande torneo. Il 21enne il mese scorso ha segnato la sua prima rete con la nazionale tedesca e, dopo un’attesa lunga 39 partite, adesso col Bayern è a quota sette gol in nove partite.
Kimmich ha cominciato la sua carriera allo Stuttgart ma è stato nel 2013 con la maglia del Leipzig (quando era in terza divisione) che è iniziata la sua ascesa. Rapidamente è diventato un titolare della squadra che ha poi conquistato la promozione sul campo, e in seguito ha giocato una stagione nella 2. Bundesliga.
È stato importante formarmi a livello senior nelle serie inferiori. È totalmente diverso dalla massima serie. Lì c’è un tipo di gioco basato un po’ più sulla lotta e sull’ardore. Non è un calcio molto tecnico, ma è stato molto importante abituarmi a questo tipo di gioco per la sua durezza. Tutto, allenamenti inclusi, era diverso a livello senior come ritmi di gioco rispetto alle giovanili. È stato importante crescere gradualmente, prima in terza divisione, poi in seconda e ora al Bayern.
Il passaggio al Bayern si è concretizzato nell’estate 2015, e nonostante l’aver ammesso di aver fatto un grande passo in avanti, Kimmich si è subito messo in mostra, tanto che Josep Guardiola ha parlato di lui come una spugna in grado di assorbire qualsiasi cosa.
Quando sono arrivato, sapevo di essere indietro rispetto a tutti in termini di qualità. Dovevo adattarmi. In ogni allenamento imparavo qualcosa, cosa che continuo a fare ancora adesso. Ai compagni fai domande, chiedi consigli e poi li metti in pratica. È davvero importante spingermi sempre al limite. Bisogna sempre tenere occhi e orecchie aperte, imparare e mettere il tutto in pratica il più possibile.
La crescita di Kimmich si è riflessa sul campo. Ha chiuso la stagione col triplete nazionale e con un posto nella spedizione tedesca per UEFA EURO 2016. Ha cominciato la fase finale dalla panchina, salvo subentrare a partita in corso nella terza giornata come terzino destro. Lì ha ricevuto molti elogi, guadagnandosi un posto da titolare e un paragone importante con Philipp Lahm.
È un modello per me. Ci sono pochi giocatori al mondo che sono continui come Philipp. Non saprei elencare tre sue partite brutte, e questa è una qualità che in pochi hanno. I giocatori sono sempre giudicati sulle loro prestazioni scadenti, e nel caso di Philipp è quasi impossibile trovarne una.
Più passa il tempo, più si può dire la stessa cosa per Kimmich. In questa stagione Carlo Ancelotti gli ha affibbiato un ruolo più offensivo e lui sta giocando come se avesse sempre ricoperto quel ruolo. Ma non pensate sia tutto così facile come fa vedere in campo: per riuscirci ha faticato tantissimo.
La mia capacità di adattamento è un mix di disciplina e istinto. Sono un calciatore e l’unica cosa che conta è essere in campo – non voglio dire che non conti il ruolo in cui gioco, ma è secondario. Non credo che diventerò mai l’attaccante perfetto, ma proverò ogni ruolo e darò il 100%, e da ogni esperienza imparerò sempre qualcosa. In un certo senso ogni posizione richiede qualcosa di diverso, quindi così si può imparare molto. Questi spostamenti ti aiutano a diventare un giocatore più completo.