Il tecnico carica lo Shakhtar Donetsk in finale: «Chi mi segue diventa grande anche nell’Est».
Dopo 38 anni, la Coppa Uefa da domani cambia nome in Europa League. Mircea Lucescu, 63 anni, quasi la metà da allenatore, 7 scudetti tra Romania, Turchia e Ucraina, dice che «essere l’ultimo di una storia dà sempre un risalto particolare». Per lo Shakhtar sarebbe il primo successo europeo: «Questa invece è una storia all’inizio. Ma bellissima».
E’ la partita più importante della sua carriera? «Ne ho avute altre. Non ricorda che ho vinto una Supercoppa europea nel 2000 con il Galatasaray contro il Real Madrid galattico?»
Certo, ma lei era appena stato preso al posto di Terim. La finale non l’aveva conquistata. «Vero, da questo punto di vista, la gara con il Werder è la più importante perché io ho costruito lo Shakhtar e il successo. Ce la meritiamo perché non ho più campioni come Tymoschuk o Elano, Matuzalem o Brandao. Siamo ripartiti dai giovani, sconosciuti e affamati. I fuoriclasse affermati a Donetsk non vogliono venire».
Il denaro di Rinat Akhmetov, presidente miliardario, non fa più gola? «Hanno rifiutato in tanti, da Luis Fabiano in avanti. Anche Lucarelli non si è trovato bene. Abbiamo cambiato politica: stranieri non ancora completi. Li facciamo crescere».
Come ha convinto 5 brasiliani a vivere a Donetsk? Bastano i soldi? «Il nostro presidente non paga come i big europei, al massimo si arriva al milione di dollari. I 5 brasiliani prendevano 3 mila dollari al mese in patria, qui sono a 70 mila che per loro è un salto enorme, ma per le stelle in Europa è niente. Sono giovani, vogliono rischiare, io faccio da educatore, psicologo e allenatore: qui non siamo a Rio, però sanno che se imparano bene poi vengono cercati dalle grandi, vedi Elano dal Manchester City. Il successo porta grandi contratti».
In caso di trionfo sul Werder cosa le regaleranno: una miniera? «Non mi importano i premi straordinari. Chiedo solo buone condizioni per continuare. Il successo rende felice la gente, rende allegro anche il posto più triste. Donetsk sarò meravigliosa per noi se porto la Coppa, come Roma è bruttissima se perdi. Quando vincevo a Brescia, era tutto stupendo, la città era meglio di Parigi».
Fonta: Gazzetta dello Sport
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