Calcio Italiano FIGC-Tavecchio, cori razzisti: Niente più chiusura delle curve

FIGC-Tavecchio, cori razzisti: Niente più chiusura delle curve

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Striscione Napoli Colera CurvaFIGC-Tavecchio, cori razzisti: Niente più chiusura delle curve. Appena si è seduto sulla poltrona della presidenza della Federcalcio, Carlo Tavecchio è stao di parola:ha cancellato la norma sulla discriminazione territoriale, praticamente quella che non piaceva alle società ed hai tifosi.

FIGC-Tavecchio, cori razzisti: Niente più chiusura delle curve. La tanto contestata norma sulla discriminazione territoriale, quella che ha riempito pagine dei giornali sportivi e non; quella che ha fatto parlare trasmissioni televisive per tutto l’arco del campionato scorso, praticamente quella che non piaceva a buona parte delle società e nemmeno ai tifosi, ecco, in base al documento emerso dalla riunione del primo Consiglio Federale, è stata depotenziata, svuotata, di fatto cancellata e con essa gli articoli 11 e 12 cui faceva riferimento.

L’impegno concreto  del vecchio TAV è stato mantenuto. Cosa accade ora? Non verrà più ritenuto comportamento discriminatorio, da sanzionare come illecito disciplinare, quella condotta che veniva considerata di “origine territoriale”. I club, inoltre, non sconteranno più la responsabilità oggettiva legata a quella prescrizione quando i loro tifosi si renderanno protagonisti di “offesa, denigrazione oppure insulto per motivi di origine territoriale”. Dunque, in base all’articolo 12, prevenzione dei fatti violenti, offendere gravemente tifosi e giocatori avversari facendo riferimento alle loro radici, appartenenza, provenienza, resterà un comportamento passibile di sanzione ma addolcita: perché da un lato viene derubricato e dall’altro viene implementato il concetto di ‘gradualità’ scongiurando così la chiusura immediata delle Curve.

Il presidente Carlo Tavecchio è stato coerente con le sue idee: ‘optì poba’, calciatori mangia-banane – espressioni adottate per definire i giocatori extra-comunitari – fanno il paio con la percezione che si dà d’un approccio troppo morbido nei confronti della stupidità, degli ultrà razzisti e della violenza verbale per gli osanna al Vesuvio, a Napoli che venga distrutta e lavata col fuoco perché città di “colerosi e terremotati”; della parola ebreo adottata come epiteto e con quant’altro faccia parte del bestiario da stadio che molti dirigenti s’erano affrettati a definire semplici sfotto”. Non volevano maggiore severità, né loro né i tifosi, e l’hanno ottenuta.

Per Tavecchio il razzismo è una cosa seria. E allora, per dimostrare quanto tenga alla materia, ha deciso di nominare Fiona May, ex campionessa italiana d’atletica di colore, come coordinatrice di una commissione specifica per incentivare e rafforzare l’impegno della Federazione su questa tematica. E a chi gli ricorda quell’uscita infelice ‘sull’unico frutto dell’amor’, replica elencando le proprie opere di munificenza: “Ho tre figli in adozione in Africa, ho fatto una cooperativa del pomodoro – commenta Tavecchio -. Non vorrei farvi vedere le lettere che arrivano da lì in mio favore… La mia coscienza è tranquilla, io non ho mai pensato di offendere nessuno. Le parole sono state sbagliate e ho chiesto scusa ma contano i fatti. Un mio provvedimento, poi, ha permesso a 12mila extra-comunitari di giocare a calcio…”.

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