Nei giorni scorsi la Juventus ha scritto un nuovo capitolo nella battaglia che si è scatenata dopo la decisione di non giocare a Pechino la Supercoppa italiana. Ieri un nuovo colpo di carte bollate: la Juve ritiene il consiglio come incompetente a decidere dove si giocherà la gara.
La Lazio di Lotito, dopo la decisione di giocare a Torino la Supercoppa e non più a Pechino, aveva attaccato la Juventus minacciando di chiedere i danni dal mancato incasso. La gara era stata poi spostata a Roma, con buona pace del presidente laziale che a quel punto poteva aver garantito il milione e otto di incasso dal botteghino. La Juve però non ci sta e continua nelle accuse incrociate. Lo scorso 27 giugno l’assemblea si era deciso di riconoscere a Lega di serie A e Lazio un minimo equivalente a quanto avrebbero incassato giocando in Cina e alla Juve quello che sarebbe stato guadangato in più, fino all’importo che avrebbe percepito dagli organizzatori cinesi. In Cina la torta sarebbe stata di 3,3 milioni di euro. L’eventuale surplus, infine, andrebbe per il 10% alla Lega, mentre la parte rimanente verrebbe suddivisa tra Lazio e Juventus. Il ricorso potrebbe rimettere tutto in discussione e creare dei problemi di calendario, ma la Juve continua una battaglia sulla Lega iniziata da quando si sono insediati Galliani, De Laurentiis e appunto Lotito. Questione di soldi e di potere, chi comanda e chi non ci sta.
