Il difensore del Real Madrid già pensa al suo futuro: «Le critiche non mi preoccupano: con i tifosi si aggiusterà tutto»
«SÌ, potrebbe accadere che il mio futuro non sia più qui, al Real. Una società che rispetto e che proprio per questo non intendo mettere in difficoltà adesso, in una fase cruciale della Liga». Al cellulare, la voce di Fabio Cannavaro è forte e chiara come al solito. Forti e chiare sono anche le sue intenzioni: dopo tre anni a Madrid, è ora di tornare a casa per vivere da “ italiano in patria” la stagione che conduce al Mondiale, l’ultimo della sua carriera, l’etichetta di campionissimo appiccata sulla pelle, proprio lì vicino al cuore. «Mi piacerebbe vincere un altro scudetto, però il Barcellona ha sei punti di vantaggio e non perde colpi…» , il rimpianto, probabilmente l’unico, che si porta addosso il capitano della Nazionale. In Spagna era emigrato per ( provare a) conquistare la Champions League nell’impazzare di calciopoli, dalla Spagna rientra senza aver avuto la gioia di festeggiare l’ennesimo successo internazionale. Pazienza, dice. Il Real? Le elezioni presidenziali hanno aggrovigliato le strategie, il rinnovo probabilmente è sfumato a inizio primavera. Amen. Adesso lo attende la Juventus, adorata per due campionati, abbandonata nel 2006, mai persa di vista, però: «So di alcuni contatti ma lascio che faccia tutto il mio agente, preferisco non infilarmi in una operazione di mercato quando si è in fase di trattativa. Tra me e Fedele c’è un accordo di base: nel momento in cui la situazione è definita, mi chiama e io firmo. E’ sempre stato così, sarà così anche stavolta».
LA NAZIONALE – Aspetta un trillo, insomma. La telefonata è questione di giorni, Jean Claude Blanc e Alessio Secco si sono mossi la scorsa settimana, il presidente Cobolli Gigli – aggrappato alla sua verticalità incrollabile – ne ha preso atto. Come pure Claudio Ranieri, che aveva bocciato la rentrée di Cannavaro nel 2007 per sponsorizzare l’ingaggio del portoghese Andrade. Troppo vecchio per il Milan e scaricato per identiche ragioni di anzianità dal Napoli, ha scoperto di essere funzionale alle esigenze dei bianconeri, che meditano di riaffidarsi a mezza difesa della Nazionale. Già: Buffon, Cannavaro e Chiellini. Il Grande Ritorno implica una secca decurtazione dell’ingaggio, poco più di due milioni rispetto ai quattro che gli pagano le merengues. Ci sta, in fondo il gruzzolo se l’è ammonticchiato, il Canna: «Tutti sanno che alla Juventus tornerei con la gioia nel cuore, perché a Torino ho vissuto due stagioni bellissime, due stagioni che hanno portato ad altrettanti scudetti. Che considero miei e che nessuno mi potrà togliere», l’ammissione di Fabio, classe 1973, a essere sinceri non uno sbarbatello. «Il mio spirito e la mia voglia sono rimaste le stesse», la garanzia offerta agli scettici. Cannavaro sa che non sarà semplice rimettere piede in una città con la quale aveva instaurato un rapporto d’amore, poi tradito dall’incedere nevrile degli eventi, e che sarà complicatissimo instaurare di nuovo un feeling spontaneo con i tifosi. Mercenario e traditore sono state le definizioni più carine con le quali i sostenitori bianconeri lo hanno accolto per la sfida di Champions con il Real, l’ostilità permane, le truppe scelte sono sul piede di guerra, non basterà una chiacchierata per ricomporre i cocci di una passione frantumata: «Mica vivo sulla luna… La gente si aspettava che rimanessi, ovvio, ho già spiegato mille volte come è andata ma sono disposto a rifarlo senza problemi. Non sono preoccupato: parlerò con i tifosi, certo».
Fonte: Tutto Sport
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