Calcio Italiano Serie A: I voti della 6^ giornata.

Serie A: I voti della 6^ giornata.

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serie_aMiccoli, 10  Gasperini ha impiegato due partite (rimettendoci le prime due sconfitte della sua gestione) per capire che il Palermo senza Miccoli è una squadra vuota. Riportato il capitano titolare, la formazione rosanero è tornata al successo: il merito è sostanzialmente suo, del Romario del Salento, che si inventa una tripletta da urlo (ultimo gol da 40 metri) e fa tornare il sorriso al Barbera.

Juventus, 9 – La formazione di Filippi-Carrera-Conte spazza via una Roma che più brutta non si può fornendo una prestazione al limite della perfezione. Contro i giallorossi ancora tanto turnover, che continua a dare i frutti sperati, e una facilità di calcio che impressiona. Il centrocampo funziona a meraviglia, la difesa è blindata e l’attacco – a differenza dello scorso anno – segna: Matri, primo centro stagionale, è il 9° juventino ad andare in gol in campionato.

Bianchi e Gilardino, 8  Il primo, Rolando, è tornato al gol proprio contro la “sua” Atalanta trascinando al successo un Torino che, stagione dopo stagione, in estate sembra sempre sul punto di scaricarlo. Dal ’75 i granata non vincevano 5-1 in Serie A: erano i tempi di Pulici e Graziani. Il secondo, Alberto, ne fa altri due al Catania e sale a quota 5 gol in campionato: lo davano per bollito, al capolinea di una carriera ad alti e bassi: il Gila a Bologna, lì dove sono rinati anche Baggio, Signori e Di Vaio, si sta decisamente ritrovando.

Napoli, 7  Il successo ottenuto a Marassi contro la Sampdoria già la giusta dimensione creata da Walter Mazzarri, espulso ancora una volta ma in grado di trasmettere grinta e carattere ai suoi ragazzi: questo Napoli starà lì, nelle zone alte della classifica, fino alla fine. Segna ancora Cavani, capocannoniere con 6 centri, e il Napoli raggiunge la Juventus in vetta alla classifica. Cinque vittorie e un pari: non succedeva dal 1987.

Inter, 6  La formazione nerazzurra conquista il secondo successo di fila superando la Fiorentina a San Siro grazie al tandem d’attacco Milito-Cassano: il Principe, in gol “solo” su rigore, avrebbe però potuto farne almeno 4 se non 5, mentre il Pibe de Bari, già al quarto centro in campionato, viaggia a medie d’attaccante consumato e in carriera non era mai partito così bene.

Udinese, 5  La discussione è aperta. Ok il codice etico e ok le prese di posizione, ma siamo sicuri che la discussione Guidolin-Di Natale non si potesse risolvere in altra maniera. Forse, con il capitano, la partita contro il Genoa si poteva anche vincere: e di punti, come dicono spesso a Udine, ne servono almeno 40 per restare in Serie A.

Atalanta, 4  Quella contro il Torino è una di quelle partite che non ti spieghi: un’Atalanta così brutta era da tempo che non si vedeva. Nella squadra di Colantuono non funziona niente: segna Denis, ma è solo un fuoco di paglia. Poi si scatena il Toro, e l’Atalanta si squaglia.

Chievo, 3  Vero, il Chievo ha incontrato il Palermo proprio nel giorno della super-giornata di Miccoli, ma la resistenza opposta dai clivensi è stata davvero poca cosa. Non c’era Pellissier (non stava bene), ma non può essere un alibi: la classifica comincia a piangere. E Di Carlo traballa: se non vince – o comunque fa risultato contro la Samp – salta. Arriva Corini?

Cagliari, 2  I sardi crollano in casa contro il Pescara. La squadra va in campo senza idee, senza stimoli e priva di una benché minima idea di gioco. La “colpa” in questi casi la si dà all’allenatore: possibile che a breve Ficcadenti debba affrontare l’ira di Cellino. Che tradotto significa esonero.

Robinho, 1 Entra svogliato, gioca senza carattere e al termine della partita contro il Parma fila dritto nel tunnel degli spogliatoi. Nemmeno Ambrosini e Bonera, che lo raggiungono per portarlo a salutare i tifosi, riescono a fargli cambiare idea. Al Milan dicono che il caso non esiste, ma il giorno dopo lo fanno scusare tramite il canale ufficiale. Qualcosa non quadra: voci un po’ più maliziose lo vorrebbero infelice per via della campagna acquisti dei rossoneri. Vorrebbe tornare in Brasile, come prima di lui ha fatto Ronaldinho. Il Santos – che lo corteggia già da un po’ – lo accoglierebbe già a gennaio.

Roma, 0  E’ la squadra che non ha capito Zeman oppure è il boemo che non riesce a far entrare le sue idee nella testa dei suoi giocatori? Il dibattito è aperto, e lasciamo a voi la possibilità di rispondere alla domanda come preferite. Gli elementi per creare la vostra tesi ci sono tutti: la difesa che fa acqua, il centrocampo che non corre, Destro in panchina. E poi le dichiarazioni di De Rossi: Zeman è già messo alla porta?

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