La picconata di Lapo Elkann è dialetticamente squassante, perché il nipote di Giovanni Agnelli ne ha ereditato almeno in parte la verve nello scegliere gli aggettivi e nel coraggio di fotografare le situazioni senza filtri edulcoranti. Così, nel descrivere il momento juventino, non usa mezze tinte, ma pennellate laceranti: «Le ultime due partite della Juventus sono state raccapriccianti. A mio nonno sarebbe piaciuta la Juventus che ha battuto l’Inter, e non certo la Juve contro il Bayern e nemmeno quella di Bari». Intervistato da Maria Latella per Sky Tg24, il fratello del proprietario della Juventus assesta una scudisciata all’orgoglio della squadra nel suo ruolo di tifoso e, ufficialmente, nulla più, ma le conseguenze di parole così trancianti non possono essere sottovalutate o bollate come l’estemporanea uscita dell’imprevedibile Lapo. Perché significherebbe sottovalutare il rapporto che c’è fra lui e il fratello.
SANGUE FREDDO – Anche se per ora negli ambienti della Famiglia si cerca di mantenere la calma e di non farsi prendere dal panico. La conferma di Ciro Ferrara arriva direttamente da lì, perché non è intenzione della proprietà buttare a mare il Progetto, quello elaborato in primavera con Jean Claude Blanc e la consulenza indiretta di Marcello Lippi. La conferma si estende anche alla dirigenza, nonostante si senta sempre di più l’esigenza di un direttore generale che sappia gestire la squadra, per esempio in questi momenti di crisi, e che dia un maggiore apporto di esperienza in ambito tecnico-calcistico. Soprattutto in ambito di consiglio d’amministrazione c’è chi preme per l’arrivo di un uomo di polso: si fa il nome di Marotta, si vocifera di Bettega. Voci che non vengono però confermate ufficialmente. Né più né meno come quella che vede Alessio Secco vicinissimo al licenziamento. Circolato con insistenza nel pomeriggio di ieri, il gossip riguardante il siluramento del ds, è stato archiviato in serata nel filone dei tormentoni della crisi con il timbro di “invenzione”. Non è un’invenzione, però, che l’eventuale arrivo di un direttore generale potrebbe entrare in conflitto con le mansioni di Secco e questo è un elemento che Blanc deve prendere in seria considerazione. E, forse, se il presidente continua a osteggiare l’ipotesi dell’arrivo di un dg è anche per il fattore S, come Secco, suo uomo di massima fiducia.
LE DUE RIFONDAZIONI – Insomma, si va avanti così, perché l’umiliante uscita dalla Champions League (con i danni economici che ne conseguono) e le ultime sconfitte in campionato non hanno ancora fatto scattare l’allarme rosso. Ma in Famiglia c’è anche chi parla di “rifondazione” e di “anno di transizione”, un po’ come è avvenuto con la Ferrari, reduce da una stagione calvario e pronta a ripartire con qualche faccia nuova. E la rifondazione bianconera si può leggere in molti modi. C’è quella di Marcello Lippi, che in sostanza non sarebbe particolarmente rivoluzionaria perché, in sostanza, sarebbe semplicemente il successivo passaggio dell’attuale progetto. Ci sono quelle più profonde e radicali che passano dall’arrivo di un dg (Marotta, per esempio) e un nuovo tecnico (da Mancinia Hiddink, nel caso di cambio in corsa, oppure di Gasperini nel caso di cambio a fine stagione). Tutto dipenderà dai prossimi risultati: solo un disastro completo e un pericoloso allontanamento dalla zona Champions porterebbe un’accelerazione della seconda ipotesi, perché cambiare allenatore per la terza volta in pochi mesi viene considerata una figuraccia da evitare in tutti i modi. Così si va avanti al grido di salviamo il salvabile, aiutiamo di più Ferrara, cerchiamo di ricostruire lo spogliatoio che mostra crepe ormai critiche.
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