Calcio Italiano Moratti: “Mou resta anche senza Champions, volevo Leonardo”

Moratti: “Mou resta anche senza Champions, volevo Leonardo”

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«Mourinho resta anche se esce con il Chelsea. Temevamo la Juve, la sua crisi ci sorprende»

 

MorattiLa partita col Siena ha consegnato a Massimo Moratti una convinzione. Che l’arma in più dell’Inter di quest’anno sia «uno spirito da combattente e una determinazione a vincere ancora più forti, qualcosa che è raro avere». Certo, tutto si regge sulla qualità dei giocatori, «e in un impianto ottimo abbiamo inserito Sneijder, Lucio e Milito. Ma il salto di qualità – spiega il presidente nerazzurro – è dato da un grande spirito di squadra. Questo è un gruppo vero, compatto, che ha ancora fame di successi». In questo, quanto conta il lavoro di Mourinho? «Un buon 90%, perché oltre l’aspetto tecnico, c’è la capacità psicologica di creare negli atleti lo spirito giusto». Ma a sorpresa, oltre al portoghese, c’è un altro allenatore che Moratti promuove: il milanista Leonardo.

Dottor Moratti, è un gesto di cortesia ai rossoneri, rimasti l’ultimo ostacolo sulla via dello scudetto?
«No, guardo con un rispetto speciale al Milan. Ha giocatori e tradizione, ma soprattutto in questo momento ha il piacere di ciò che fa. E’ una squadra di ottimisti, che ha fiducia nel proprio gioco. E il merito è al 100% dell’allenatore».

Addirittura?
«Certamente, è partito senza che all’esterno ci fosse grande fiducia in lui e ha saputo costruire qualcosa di importante. Stimo molto Leonardo, l’avrei voluto come dirigente. E’ un ragazzo perbene, noto a livello internazionale. Con i nostri campus all’estero, sarebbe stato una figura importante. Fortunatamente per lui ha trovato una strada che gli consente di avere un ritorno ancora più rilevante».

Si aspettava invece questa involuzione della Juventus?
«No. Era partita bene e temevamo che acquisisse sempre più sicurezza ed entusiasmo. Mi creda, non si possono ipotizzare certi cali. Capitano gli infortuni, diventa più difficile trovare il gioco, il pubblico comincia ad arrabbiarsi, le scelte si fanno più complicate anche per la società».

Anche l’Inter ha vissuto in passato momenti bui. Come se ne esce?
«Tranne pochissime eccezioni, abbiamo sempre avuto il pubblico dalla nostra parte, forse anche perché c’era nell’aria che combattevamo con qualcosa che non era soltanto calcistico. Ma in generale il primo passo è fare sacrifici. A me i sacrifici economici sono stati in qualche momento addebitati, ma da lì bisogna partire. Anche se per il futuro l’obiettivo sarà vincere e avere un bilancio sempre più legato all’autofinanziamento».

Pure la Juventus ha fatto investimenti, non crede?
«Sì, ma il percorso non si costruisce in una volta. E poi non è affatto detto che Diego o Felipe Melo siano i giocatori sbagliati, tutt’altro. In questo momento nulla gira giusto e bisogna ricreare un clima di fiducia sperando in un po’ di fortuna».

Che cosa pensa del ritorno nella dirigenza di Roberto Bettega?
«E’ stato un giocatore importante della Juve, quindi è più che normale che in momenti di difficoltà possa dare un contributo e che la società scelga di puntare sulla tradizione, sulla sua storia. Altri discorsi non mi interessano, non mi permetto di dare un giudizio su Bettega per vicende dalle quali è uscito senza problemi. Calciopoli è una storia definitivamente archiviata».

Il calcio discute molto di razzismo e dei cori contro un suo giocatore, Balotelli. E’ d’accordo che si possano interrompere le partite?
«Sì, certo. Non dico per un grido isolato, ma è la continuità, sono le offese ripetute a spaventare, come è capitato quando abbiamo giocato a Torino. Perché si mette in condizione la gente di pensare “lo fanno tutti, allora si può fare”. Ed è lì che bisogna sospendere la gara, perché non fare nulla è la cosa più sbagliata».

Chi deve dare l’alt, l’arbitro o il rappresentante della pubblica sicurezza?
«Capisco che l’autorità pubblica debba esprimersi perché si potrebbero creare situazioni difficili nello stadio, ma i due soggetti dovrebbero agire insieme, consultarsi e farlo in fretta. L’importante, ripeto, è smetterla di restare immobili».

E ritirare voi la squadra, come peraltro già ipotizzato?
«Non era una minaccia, ma un’opzione che resta valida».

Mourinho non pareva d’accordo.
«Non ci sarebbero problemi, il tecnico pensa alla partita, queste cose vanno oltre. È doveroso difendere un giocatore attaccato per ragioni non sportive. Che sia Balotelli o chiunque altro».

Ci sono possibilità che Balotelli e Mourinho vadano d’accordo?
«Certo. Mourinho deve far crescere Balotelli come professionista usando la tattica che considera migliore. Per il momento i risultati arrivano e quindi va bene così. Gli fa un po’ da educatore, tenendo presente che è parte di un gruppo e che un atteggiamento preferenziale non verrebbe accettato troppo a lungo».

Fra un mese torna la Champions League. Che cosa rappresenta per lei?
«Non deve diventare un’ossessione, un complesso. Per me non lo è grazie al fatto che come famiglia l’abbiamo già vinta. So però che c’è da lavorare anche psicologicamente per superare il primo scoglio dopo i gironi che in passato ci ha già puniti».

Se la vittoria vi sfuggirà ancora, Mourinho andrà via?
«No, il tecnico resterà con noi».

Potrebbe essere lo stesso allenatore a voler fare altre esperienze, no?
«Che abbia l’ambizione di fare altre cose in futuro mi pare normale, ma è un uomo che tiene a fare bene il suo lavoro e a terminarlo. Abbiamo visto nella gara con il Siena quanto Mourinho sia attaccato all’Inter».


Fonte: La Stampa di LUCA UBALDESCHI

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