L’accusa va oltre gli inquietanti dubbi. Stavolta tocca a Donadoni difendersi: cervellotica, a tratti inspiegabile, la gestione del match di Genova che è costata tre punti, quattro “pappine” e l’ira funesta del patron che per il momento incassa senza battere ciglio. Conoscendolo, se fosse in Italia sarebbe già esploso. Dalla California, invece, arrivano solo silenzi assordanti.
I FANTASMI – Sono tornati più minacciosi che mai. Divorano il Napoli lontano dal San Paolo, con numeri da tragedia: non si vince in trasferta da 11 mesi, con 13 sconfitte su 16 incontri e appena 3 pareggi. Genova come Palermo, pochi sprazzi e molte ombre, una su tutte: la mancanza di personalità del gruppo, incapace di riemergere dalle difficoltà. Basta una contrarietà, un episodio sfavorevole, un errore dell’arbitro o un gol subito e la squadra si sgonfia. Gli ultimi tre mesi della passata stagione dovevano servire a Donadoni per capire, intervenire, guarire. Ma i limiti del Napoli sono sempre gli stessi.
LAVEZZI E I SUDAMERICANI – Se l’è cercata anche lui: Donadoni ha lasciato Gargano e Lavezzi fuori squadra, Datolo e Zuniga addirittura a casa. Il Napoli ha otto nazionali: ciò significa che quando sono impegnati con le rispettive selezioni, faranno poi fatica a trovare posto in squadra? Due casi: Felipe Melo ha giocato un giorno prima all’Olimpico mentre Milito, che ha viaggiato sullo stesso aereo di Lavezzi, è andato in campo e ha anche segnato. Il Pocho è incavolato nero. Non lo dà a vedere, perché s’è messo in testa di fare il bravo “guaglione”, nel senso che non vuole continuare la guerra con il club. In panchina ride e scherza, ma oltre che con i dirigenti, adesso anche il rapporto con l’allenatore ha preso una strada sbagliata.
Fonte: Tutto Sport
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